Il Presepio è la rappresentazione per eccellenza dell'Adorazione di Gesù Bambino a Betlemme, realizzata per mezzo di figure in materiale vario e con elementi paesaggistici più o meno sviluppati.
L'iconografia di queste rappresentazioni trova origine nei testi biblici e negli apocrifi del Nuovo Testamento; se il testo evangelico richiama solo alla mangiatoia in cui fu deposto Gesù, gli apocrifi collocarono ben presto questa in una grotta, affiancandole, richiamando una frase del profeta Isaia, il bue e l'asino.
Anche i pastori e i magi venuti ad adorare il bambino, rispecchiano i dettami dei vangeli canonici e apocrifi. Si potrebbe ipotizzare che l'idea della nascita di Cristo, in cui tutti i personaggi sono come immobilizzati (ciò avviene anche nei cosiddetti "presepi viventi") nell'atto di compiere un gesto o un'azione, faccia riferimento a un passo dei Vangeli apocrifi (Protoevangelo di Giacomo, 18,2), in cui è detto che tutti gli esseri viventi si immobilizzarono nel momento della nascita.
San Francesco si recò a Greccio intorno al 1209. L'incolumità degli abitanti del luogo era minata dalla presenza di lupi che mettevano a repentaglio l'esistenza della popolazione, con l'aggravante della situazione metereologica che cagionava danni a vigneti e raccolti.
L'intervento di San Francesco mise fine a questi flagelli.
San Francesco non godè delle comodità del castello, bensì costruì un umile capanna sul Monte Lacerone (mt. 1204).
San Francesco partiva dal monte, a portare la Buona Novella alle genti che abitavano la campagna. La popolazione di Greccio riconoscente per l'opera di Francesco lo supplicarono di non lasciare la cittadina e di rimanere con loro.
Nel 1217, prese dimora in una località ripida e scoscesa fu scelta come nuova dimora del Santo.
Francesco era legato all'eremo di Greccio, vi soggiornava in una piccola cella isolata dove era uso raccogliersi. Inotre era attaccato alla semplicità e povertà di vita degli abitanti di quella zona.
Nell'autunno del 1223 Francesco era a Roma in attesa dell'approvazione della Regola definitiva scritta per i suoi frati e presentata al Pontefice Onorio III°.
Il 29 Novembre di detto anno ebbe la gioia di ricevere la regola attestante l'autorizzazione pontificia.
L'inverno incalzava e Francesco bramava di poter ricreare la Natività di Cristo.
Ebbene, Francesco nel corso dell'udienza col Sommo Pontefice, chiese al Papa licenza per rappresentare la Natività del Signore.
Impressionato dal viaggio in Palestina, Francesco, col cuore traboccante di gioia per il Mistero della Nascita di Cristo, additava Greccio come Betlemme, in quanto la cittadina rietina ricordava, come espressamente confermato dallo stesso Santo, la città dove nacque il Signore.
Proprio quell'anno al ritorno dalla Terra di Gesù, diede mandato all'amico castellano di Greccio di scegliere una grotta dove approntare una mangiatoia, un bue e un asinello, in modo da riprodurre fedelmente la grotta di Betlemme. Questo fu il desiderio di San Francesco di vedere la Nascita di Cristo, che condivise con gli abitanti di Greccio, confratelli e le popolazioni vicine.